Clima e tecnologia: vantaggi e svantaggi degli eventi digitali

CLIMA TECNOLOGIA – Già iniziata 20 anni fa, con la pandemia si è sempre più affermata la trasformazione digitale. Riunioni, conferenze, smart working, eventi, aperitivi, cene, feste con amici e parenti in videochiamata hanno scandito le nostre giornate. Non appena siamo potuti tornare ad assaporare un po’ di quella che chiamavano normalità, ci siamo resi conto che quelle che durante i vari lockdown erano necessità, sono diventate oggi qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Ancora oggi ne facciamo uso per rendere più pratiche alcune situazioni lavorative e per rimanere in contatto con familiari e amici non più confinati, ma lontani per altri motivi. Ma che impatto ambientale ha questo massiccio uso della tecnologia?

Qual è l’impatto sul clima da parte della tecnologia digitale?

Chi promuove l’ICT (Information and Communications Technology) affianca come prima caratteristica il termine “ecologico”. Questo è vero, ma non totalmente. Anche la tecnologia digitale ha un importante impatto ambientale e una certa influenza con il clima. Come? Con le emissioni di CO2. Ma queste emissioni da cosa derivano? Da molti fattori. Ad esempio l’invio di una singola e-mail produce 4 grammi di CO2, 50 se sono presenti degli allegati. Moltiplichiamo questo dato per il numero di mail che ogni giorno vengono inviate, facciamo presto a capire quanto impatto ha il semplice scambio di informazioni. Non solo, conservare 30 mail nella nostra casella di posta consuma quanto una lampadina accesa per 24 ore ininterrotte.

Stando a quanto riporta The Shift Project nello studio “Lean ICT – Towards Digital Sobriety” del 2019 tutto il settore ICT produce il 4% delle emissioni di gas serra globali, con un tasso di crescita annua pari al 9%. Quest’ultimo dato non è oggi attendibile, dal momento che con la pandemia l’uso della tecnologia digitale ha subito un forte incremento. Per avere un quadro completo però questi dati andrebbero rapportati con le emissioni prodotte dagli eventi in presenza, sostituiti da quelli virtuale, e che producono un impatto ambientale nettamente maggiore.

Evento in presenza vs Evento virtuale

Cerchiamo di contestualizzare i dati di un evento digitale rapportandolo ad un eventi in presenza. Per farlo ci appoggiamo alla ricerca condotta da Punto 3, una società nata nel 2007, specializzata in eventi sostenibili. Stando a quanto riporta il loro studio:

  • “Un partecipante che viaggia per 200 km in auto per raggiungere un evento fisico, è responsabile di 36 Kg di CO2
  • Un’ora di video streaming corrisponde a 36 g di CO2

Prendendo come caso una Fiera di 3 giorni (UFI 2019) con 11.600 mq di area allestita, 120 espositori e 11.734 partecipanti si vede che l’impatto complessivo in termini di emissioni di CO2 generate dalla Fiera è pari a 5.922 t di CO2-eq.

Se invece si considera una Fiera Virtuale con 11.734 partecipanti e 120 espositori l’impatto ambientale sarebbe approssimativamente di 58,67 t di CO2-eq (2.4 tonnellate di CO2-eq per ora).

Possiamo quindi affermare che l’impatto dell’evento digitale è di circa 100 volte minore rispetto alla Fiera fisica.”

Evento in presenza vs Evento virtuale

Agire per migliorare l’impatto ambientale della tecnologia digitale è possibile. La prima cosa da fare è cercare fornitori di energia che utilizzino fonti di energia rinnovabile. Vediamo ad esempio Google che ha compensato il 100% dell’energia consumata annualmente con l’acquisto di energia rinnovabile, portando nella rete circa 6 gigawatt di nuova energia rinnovabile.

Per parlare di azioni più piccole ed immediate, basterebbe cominciare ad eliminare le iscrizioni a newsletter che non ci interessano e cancellare, anche dal cestino, tutte le mail non più necessarie.  Quello che dobbiamo fare è mettere in pratica quello che afferma The Shift Project: 

La “sobrietà digitale”: un approccio che mira a ridurre l’impatto ambientale della tecnologia digitale.

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